La nuova sede della Checchin Software a Martellago.
Una storia importante.
La nostra azienda è presente da più di trent’anni nel tessuto produttivo veneto, con offerta di servizi e soluzioni software di elevata qualità e di orizzonte internazionale, posizionandosi sempre all’avanguardia in un settore caratterizzato dalla continua evoluzione tecnologica. Anche la scelta della sede attuale è conseguente a questo spirito di innovazione.
Abbiamo riqualificato parte di un complesso produttivo di notevole importanza architettonica, risalente all’originaria espansione industriale di Martellago (in prossimità dell’asse di Via Castellana, la S.R. 245), espressione della rapida crescita degli anni ’60 del Novecento. L’immobile fu realizzato a suo tempo per una realtà tipografica industriale di prim’ordine nel panorama italiano dell’editoria d’arte e d’architettura, la cui storia merita di essere ripercorsa. Come si potrà vedere, questo insediamento, posto sulla direttrice tra Milano e Venezia, è stato una sorta di crocevia che ha visto entrare in contatto alcune tra le principali personalità dell’industria editoriale e culturale del secondo Novecento.
La Storia
Lo stabilimento tipo-litografico di Via Castellana viene costruito tra il 1968 ed il 1971 su progetto dall’architetto Enrico Capuzzo (Venezia 1924-2012) per le Industrie Grafiche Editoriali dei veneziani Giorgio Fantoni ed il padre Mario Fantoni, già presenti in Martellago con la stamperia familiare, fondata a Venezia nell’anteguerra, e nel tempo divenuti proprietari delle edizioni Electa.
Nel 1943, in pieno periodo bellico, l’artista, incisore e storico Dario Neri insieme a Paola Fumagalli, vedova del pittore e xilografo Antonello Moroni, compra la casa editrice fiorentina Electa, allora dedicata alle pubblicazioni giuridiche. I nuovi proprietari intendono specializzare l’attività editoriale nell’ambito artistico e architettonico, italiano e internazionale, grazie all’apporto dello storico dell’arte statunitense Bernard Berenson (Butrimonys 1865-Fiesole 1959). Vengono così allestite collane monografiche allargate anche ai settori dell’archeologia, fotografia e industrial design e promossi progetti di tutela dei beni culturali mediante importanti campagne di schedatura e archiviazione iconografica. Alla fine degli anni ‘50 la sede della casa editrice è trasferita a Milano. Da qui, grazie all’elevata qualità di stampa della tipografia di Martellago, prende avvio la collaborazione con Giorgio Fantoni, mentre nella proprietà Electa subentra l’editore d’arte milanese-altoatesino Görlich. L’offerta è accresciuta nel 1964 rilevando dall’Editoriale Domus di Gianni Mazzocchi la rivista Casabella, fondata nel 1928 e considerata fra le pubblicazioni periodiche di maggior prestigio nel campo dell’architettura.
Nel 1965 Giorgio Fantoni (1926- 2021), in società con l’editore torinese Emilio Vitta Zelman (1921- 2014), già collaboratore della Görlich, acquisisce definitivamente Electa, con l’ambizione di proporsi come riferimento per cataloghi e libri d’arte in diretta concorrenza con Bompiani, Fabbri, Mazzotta e Mondadori. Il progetto è quello di affiancare l’organizzazione delle grandi mostre, che godono di notevole successo di pubblico, per stamparne i cataloghi: un settore in forte espansione nel periodo, volano per il più ampio settore dell’editoria d’arte. Allo scopo di rilanciare la veste editoriale, Fantoni assume un’art director emergente, Diego Birelli (1934-2011), inaugurando una collaborazione che proseguirà sino ai primi anni ’80. Birelli, grafico e fotografo formatosi al Corso superiore di disegno industriale di Venezia (Csdi), è uno dei principali interpreti del processo di rinnovamento in atto nella progettazione editoriale italiana, specificatamente riguardo alla realizzazione dei cataloghi. A Birelli, che si divide tra la sede di Milano e la tipografia di Martellago, viene attribuita la concezione dello “stile” Electa il cui «impianto progettuale ha privilegiato in egual misura le scelte scientifiche e la ricerca iconografica, la qualità degli studi e le tecniche di ripresa, di riproduzione e di stampa» (Massimo Vitta Zelman, 1988). Birelli è autore anche delle campagne fotografiche per alcuni dei maggiori testi di architettura pubblicati da Electa. È in questo contesto di forte innovazione che, a partire dal 1968, viene realizzato il nuovo complesso produttivo di Martellago, denominato Fantoni Grafica, con l’obiettivo di sviluppare standard elevati nella stampa delle pubblicazioni di pregio e di promuovere l’attività editoriale in un contesto adeguato e moderno, qualificato sul piano architettonico e idoneo a esprimere i valori dell’azienda. Progetto ed esecuzione sono affidate al veneziano Enrico Capuzzo, architetto attivo anche come designer del vetro con Venini e Vistosi, presente con propri lavori ad alcune Biennali, autore di notevoli interventi residenziali, di ristrutturazione e, soprattutto, di edilizia industriale. La competenza nell’utilizzo della prefabbricazione, con ardite e versatili elaborazioni compositive, emerge nella costruzione, durante i primi anni ’70, del palasport Comunale presso l’Arsenale di Venezia, inaugurato nel 1977 e attualmente intitolato al parlamentare e Sindaco veneziano Giovanni Battista Gianquinto, sede dei Campionati di pallacanestro A1 e A2 dal 1977-78 al 1989-1990. L’edificio, considerato uno dei pochi esempi di architettura brutalista in Venezia, è stato spesso oggetto di critica a causa del contrasto fra la sua mole imponente, scandita dalle facciate in cemento grezzo a vista, e l’architettura tradizionale veneziana; tuttavia, per la complessità degli spazi e la qualità del progetto, merita senza dubbio una approfondita rivalutazione. L’archivio progettuale di Capuzzo, fortunatamente conservato in condizioni di integrità, verrà devoluto all’Archivio Progetti dell’Università IUAV di Venezia nel quadro di un’iniziativa di valorizzazione complessiva della sua opera.
Nel corso degli anni Sessanta, Giorgio Fantoni intensifica il rapporto con un’altra casa editrice di prestigio: la Alfieri Edizioni d’Arte di Venezia, fondata nel 1938 dal libraio d’arte Vittorio Alfieri (precedentemente Direttore della Fratelli Treves di Milano, la futura Garzanti), affiancato a partire dal 1948 dal figlio Bruno, editore e critico d’arte. Bruno Alfieri (1927- 2008) è un prolifico promotore di attività culturali, protagonista di rilievo del fermento culturale che, tra gli anni ‘60 e ’70, accosta arte e architettura all’industrial design. Partecipa alla fondazione nel 1956 dell’Associazione per il disegno industriale italiana (ADI), nota per l’assegnazione annuale del Compasso d’oro; dirige tra il 1959-1960 l’ufficio stampa della Triennale di Milano; cura con la propria azienda editoriale, della quale nel 1967 assume il ruolo di Direttore, la pubblicazione di cataloghi di grandi mostre dei principali Enti e Sedi espositive veneziane; dirige e pubblica, talvolta collaborando anche con altre case editrici – tra cui le Edizioni di Comunità di Adriano Olivetti – riviste quali Arte Veneta, Arte Lombarda, Civiltà delle macchine, Stile industria, Metro, Pagina, e, nell’ambito architettonico e del design, Zodiac, Lotus e più tardi Interni. Nel 1973 la Alfieri viene definitivamente assorbita da Electa, mantenendo comunque la denominazione di Alfieri Edizioni d'Arte e un’autonoma linea editoriale.
Anche Bruno Alfieri affida la veste grafica delle sue Edizioni d’Arte a Diego Birelli, che sviluppa i Cataloghi ufficiali della Biennale di Venezia per entrambe le consociate, Alfieri (1975-76) ed Electa (1978-80), rapportandosi ai designers coinvolti nella progettazione dell’identità visiva dell’Ente, tra cui Clino Trini Castelli, Pierluigi Cerri, Francesco Messina, Ferruccio Montanari e, per le edizioni del 1978 – 1980, Milton Glaser. Accanto alla presenza nel Gruppo Fantoni, Birelli collabora anche con altre importanti edizioni quali Marsilio e il Touring Club Italiano e realizza memorabili campagne comunicative di rilievo nazionale per PCI, PdUP e DP. Dopo la conclusione del rapporto con Electa, parteciperà ad altre imprese editoriali di dimensioni più ridotte: la veneziana Arsenale Cooperativa Editrice, la Signum di Padova e soprattutto la Albrizzi di Venezia, fondata in prima persona, in società con i grafici Alberto Prandi e Gianfranco Dogliani, e successivamente assorbita in Marsilio. Con questi marchi sarà protagonista di una lunga collaborazione col Comune di Venezia contribuendo sia al forte impulso dato alla comunicazione visiva dalle nuove Giunte a partire dal 1975, sia alle pubblicazioni tecniche realizzate dal 1987 al 1990 per conto del Consorzio Venezia Nuova.
Con l’uscita di Diego Birelli, altri designers di spicco assumono la progettazione grafica delle pubblicazioni Electa, tra i quali Carlo Pirovano per le monografie della Storia dell’architettura, e Pierluigi Cerri, componente della Gregotti Associati, per le riviste Casabella, Rassegna e Lotus International.
Tra gli anni ‘70 e ’80 la casa editrice, in progressiva e costante espansione, consolida un ruolo preminente nell’editoria specializzata italiana e internazionale. Durante i primi anni Novanta Giorgio Fantoni, nel quadro delle operazioni di ricomposizione dei maggiori gruppi editoriali italiani, cede l’azienda che aveva portato al pieno sviluppo. Electa sarà in seguito acquisita dal Gruppo Mondadori, del quale costituisce tuttora uno dei più prestigiosi marchi di settore. Lo stabilimento di Martellago assume così il nuovo nome di Elemond Impianti Industriali. Tuttavia, la successiva ristrutturazione aziendale ne comporterà l’alienazione: trasferito ad altra proprietà, cesserà ogni attività tipografica e produttiva durante la prima decade del Duemila (2009).
Abbandonata l’Electa, nel 1995 l’editore Fantoni rileva, con Emilio Vitta Zelman e il figlio Massimo Vitta Zelman, la leggendaria casa editrice d’arte svizzera Skira, fondata nel 1928 da Albert Skira (1903-1973) e celebre per le relazioni con i maggiori artisti del primo Novecento, tra i quali Picasso e gli esponenti del Movimento Surrealista. Il rilancio di Skira avverrà con successo sotto la guida di un comitato scientifico d’eccezione sostanzialmente di provenienza Electa: Federico Zeri, Carlo Bertelli, Vittorio Gregotti, Germano Celant, Emilio Tadini e Pierluigi Cerri per la nuova immagine del marchio.
Giorgio Fantoni è mancato nel gennaio 2021: figura di industriale innovatore ed estremamente spregiudicato, sarà ricordato come un protagonista di primo piano dell’industria culturale italiana.
Nel 2015 la Checchin Software acquista e restaura alcune porzioni del complesso industriale di Martellago come nuova sede aziendale: il corpo principale degli uffici e il retrostante volume originariamente destinato ai servizi tecnici.
Il progetto del complesso industriale
Il progetto di Enrico Capuzzo si distingue per un linguaggio essenziale dalle marcate proprietà formali. Testimone della concezione del lavoro caratteristica dell’epoca, impiega tecnologie costruttive standardizzate intese come elementi qualificanti del manufatto architettonico: un aspetto oramai quasi assente nella recente produzione edilizia prefabbricata per l’industria. Il blocco direzionale, nella gerarchia funzionale d’uso, è sollevato da terra su pilotis, mentre un volume ribassato per gli impianti tecnici è interposto quale collegamento con i retrostanti corpi di fabbrica per le linee di produzione.
L’aggetto rispetto alle facciate delle travi di copertura in cemento armato precompresso, dal profilo ad omega, è particolarmente espressivo e funziona quale elemento unificante, adottato sull’intero complesso a evidenziarne la trama strutturale e ad assolvere la funzione di doccione per il deflusso delle acque meteoriche, culminante nello sbalzo della pensilina di ingresso. Nel corpo uffici la scansione modulare del fronte viene sottolineata dall’inserimento di segmenti di tubo di cemento chiusi da formelle in pasta di vetro multicolore, reminiscenza delle murrine muranesi, con la funzione di oculi illuminanti i vani interni, tali da conferire luminosità multicolori, cangianti con il procedere del corso solare. Anche nel setto di recinzione in cemento grezzo sono utilizzati segmenti di tubo in cemento, confitti al suolo con la funzione di fioriere o collocati per evidenziare gli accessi.
La nuova collocazione della nostra azienda rispecchia l’esigenza di dotarci di spazi adatti allo svolgimento dell’attività tecnica e all’accoglienza della clientela in un ambito altamente significativo. Riteniamo pertanto essenziale aver restituito alla piena attività produttiva dei luoghi appartenenti al patrimonio di esperienze di lavoro e innovazione proprie del nostro territorio.
Carlo Battain